VERONA - «Il mondo è più giusto quando i diritti degli esseri umani vengono rispettati», con questa frase il presidente degli Usa, Barack Obama, concludeva un discorso sui diritti umani in presenza del Presidente cinese Hu Jintao, durante la recente, attesissima visita di quest'ultimo negli Stati Uniti.
Obama ha fatto inoltre un esplicito riferimento alla riapertura del dialogo della Cina con il Dalai Lama e, secondo indiscrezioni, avrebbe anche evocato il caso di Liu Xiaobo, il premio Nobel della pace incarcerato in Cina. Intanto, riferiscono alcune fonti, fuori dalla Casa Bianca, Geng He, moglie dell'avvocato cristiano attivista per i diritti umani Gao Zhisheng, chiedeva giustizia per suo marito, scomparso ormai da 9 mesi.
La storia dell'attivista Gao ha fatto il giro del mondo, il New York Times dava notizia della sua scomparsa il 30 aprile 2009, mentre Bob Fu, della China Aid Association, dichiarava che Gao era nuovamente nelle mani delle forze di sicurezza cinesi.
Porte Aperte, l'organizzazione internazionale evangelica che si occupa dei cristiani perseguitati nel mondo, commentando i fatti spiega che Gao è stato rapito più volte a causa della sua attività a favore dei diritti umani delle minoranze in Cina, in particolare di quella cristiana. Poco prima della sua ultima scomparsa era appena riapparso, dopo essere stato detenuto per 14 mesi. Nei giorni scorsi, l'Associated Press ha pubblicato una scioccante intervista a Gao, fatta in un caffè di Beijing il 7 aprile del 2009, il giorno dopo essere stato rilasciato e pochi giorni prima che fosse nuovamente rapito (20 aprile 2009).
Nell'intervista Gao svelava quello che in qualche modo si supponeva già, ovvero le torture cui è stato sottoposto allo scopo di indurlo ad abbandonare la sua attività di denuncia delle violazioni dei diritti umani in Cina: elettroshock, pestaggi, scariche elettriche ai genitali, in particolare ciò che accadde durante 48 atroci ore di violenze, dove fu denudato, bastonato anche con le armi di ordinanza e abusato in modi che, secondo il giornalista che lo ha intervistato, non si è sentito di descrivere. Prelevato nella sua città natale Yulin e portato nella capitale, fu riportato a Yulin e da lì a Urumqi, dove ebbero luogo le torture. Ma questa intervista si riferisce alla precedente detenzione e ciò che gli è accaduto e gli sta accadendo dal 20 aprile 2009 ad oggi non si sa, di lui non si hanno notizie.
Ed ecco che durante la visita del Presidente cinese Hu Jintao negli Usa, esce questo scoop dell'Associated Press. Uno scoop che scuote il mondo cristiano tanto quanto tutti coloro che si occupano di diritti umani. Geng He, che con i figli è scappata in Usa per le minacce ricevute e per paura di ritorsioni, parlando ai microfoni di Radio Free Asia ammette: «È la prima volta che sento parlare di questi specifici dettagli. Mio marito non ha mai voluto raccontarmi molti particolari delle torture subite».
L'accordo di Gao con l'Associated Press era di non pubblicare questi particolari, a meno che lui non fosse nuovamente scomparso, cosa che è avvenuta. In un documento scritto dallo stesso Gao e affidato alla moglie prima che la famiglia fuggisse negli Usa, l'avvocato cristiano affermava a proposito delle torture: «Anche quando sono stato torturato fino quasi alla morte, il dolore era solo nel fisico. In un cuore ricolmo di Dio non c'è spazio per far risiedere il dolore e la sofferenza».
La Cina corre in termini economici - è la considerazione conclusiva di Porte Aperte -, invade e domina molti mercati aumentando la sua influenza in tutti i continenti, eppure il paese dei draghi conserva ancora un lato oscuro, fatto di migliaia di esecuzioni capitali e di evidenti e forti violazioni dei diritti umani. La comunità cristiana intanto cresce, il Vangelo si diffonde rapidamente, ma gli ostacoli ci sono.
Fonte: Porte Aperte
(nella foto: Gao, Geng He e i loro due figli)
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